Miele di erba medica della pianura emiliano-romagnola
Descrizione sintetica del prodotto. Miele.
Come si ottiene. La smielatura deve essere eseguita con
apparecchiature idonee dal punto di vista igienico (ai sensi della
vigente legislazione). L’estrazione è condotta con smielatori
centrifughi. Il miele deve essere purificato con filtrazione con filtro a
sacco di porosità compresa tra 100 e 500 micron e successivamente posto
in recipienti per la decantazione. Al termine della decantazione il
prodotto deve essere schiumato e posto in idonei recipienti ermetici per
la vendita all’ingrosso o al dettaglio conservati a temperatura fresca.
Ove
si rendesse necessario riscaldare il miele a fini tecnologici
(trasferimento, invasettamento, cristallizzazione guidata) il
trattamento termico deve essere limitato al tempo strettamente necessario e la temperatura del prodotto non deve mai superare 40°C.
Territorio interessato alla produzione. Il miele prodotto su fioritura di erba medica (Medicago sativa L.) da alveari posti nell’area compresa tra il confine regionale a nord e le prime propaggini collinari a sud, fino a 200 m di altitudine, in tutta la Regione.
Storia. L’apicoltura è un’attività molto diffusa nelle più antiche tradizioni rurali del territorio regionale; tra la fine dell’800 e l’inizio del 900, si sono definite le basi di una apicoltura moderna come ancora oggi viene praticata. L’aspetto più importante e caratterizzante è stata l’introduzione e la diffusione sul territorio regionale degli alveari razionali, in anticipo rispetto alle altre regioni italiane. L’apicoltura emiliano-romagnola si configura quindi, precocemente, come attività agricola evoluta. Molti apicoltori che operano nella Regione rappresentano veri innovatori di tecniche e materiali apistici. A Bologna sorge nel 1931 l’Istituto Nazionale di Apicoltura.